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Roberto Pellizzari

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Come monitorare le campagne offline e capire se funzionano

7 Giugno 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Mi capita spesso, durante la fase di analisi di un cliente, che alla domanda “Quali azioni promozionali ha fatto recentemente e quali risultati hanno portato?”, questi mi risponda “nessuno”.
I motivi per cui un’azione promozionale non porta risultati possono essere molti, ma quella più probabile è che non sia stata prevista, al momento di lanciare una promozione, una modalità per misurare i risultati ottenuti, e quando parliamo di attività commerciali il successo di una campagna può essere determinato dal numero di visite in negozio, da un contatto per chiedere informazioni oppure la prenotazione di un determinato servizio.

Come monitorare le campagne offline e capire se funzionano

Come tracciare il successo di una campagna offline

Quando parliamo di campagne offline parliamo di campagne pubblicitarie su giornali e riviste, volantini, cartelloni, annunci alla radio, spot su tv locali, mezzi pubblici, ecc., e comunque di tutti quei canali di comunicazione tradizionali dove il nostro controllo può risultare abbastanza limitato.
Non sono contrario all’utilizzo dell’offline per promuover un’attività locale, sempre che il mezzo scelto sia adeguato e il suo utilizzo pensato in modo strategico. Non mi sembra logico pubblicare un annuncio, ad esempio, su un giornale locale solo perché mi hanno fatto un buon prezzo e quel mezzo raggiunge 100.000 lettori. Se quei lettori non sono il mio target, non è il periodo giusto per il mio prodotto/servizio e il messaggio pubblicitario viene gestito direttamente da chi impagina lo strumento editoriale, i risultati probabilmente saranno scarsi o nulli.

Essere specifici e non generici

Una buona norma per analizzare se una campagna di promozione offline funziona meno è quello di creare un annuncio che promuove uno specifico prodotto o servizio. Se sono un calzolaio ad esempio, invece di promuovere la mia attività in modo generico posso proporre, solo su quel determinato mezzo di comunicazione, la campagna “Cambia due tacchi al prezzo di uno!”. In questo modo avrò la certezza dell’efficacia del mezzo scelto o meno.

Come distinguere le chiamate

Se la mia campagna è generica e la call to action (la chiamata all’azione) si basa su una chiamata per avere maggiori informazioni e quindi generare un lead, una buona soluzione è quella di distinguere le telefonate della normale clientela che trova il nostro numero su internet, da quella che hanno visto la mia campagna pubblicitaria offline.
Per farlo non serve attivare nuove linee e centralini, alcune aziende offro numeri telefonici Voip gratuiti che possono essere utilizzati sul proprio smartphone e che aiutano a farci capire se la campagna che abbiamo attivato è efficace o meno.

Come tracciare i clic verso sito

Se la campagna che ho attivato su una rivista prevede di compilare un form per contattarmi, oppure di visualizzare una determinata pagina che presenta un prodotto, ecc. una cosa utile da fare per capirne l’efficacia è quella di creare degli appositi link che rendirizzano alla pagina desiderata. In questo modo posso tenere traccia da Google Analytics di quante persone digitano quel link e sapere con certezza quante visite la campagna pubblicitaria mi ha effettivamente portato.
Una volta terminata la campagna questi link possono essere redirezionati verso la home del mio sito o altre pagine.

Come tracciare le email

Se è la mail il mezzo che ho scelto di utilizzare per generare un lead da una campagna pubblicitaria, un sistema per tracciare da dove arrivano i contatti è quello di attivarne un account apposito per ogni campagna. Ormai i provider di servizi internet danno la possibilità di creare molti account gratuitamente, basterà attivarne uno specifico che redirezioni sul nostro principale per capire se la nostra campagna è efficace.

Come attivare e tracciare un qr-code

Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso dei qr-code, una sorta di codice a barre che gli smartphone possono leggere scaricando un’app gratuita oppure inquadrandoli con la fotocamera del telefono.
Sono molti i siti che permetto di generare un qr-code gratuitamente partendo dall’indirizzo di un sito web. Un trucco per capire quante persone lo utilizzano veramente è generare il codice sopra descritto partendo da uno short link, cioè un link fittizio che “maschera” un vero link, e utilizzarlo per creare il qr-code. In questo modo ogni volta che il codice verrà inquadrato vedremo traccia sulle statistiche del servizio di short link.

Conclusioni

Quelli sopra descritti sono solo alcuni dei modi per monitorare il successo di una campagna offline. Sono modalità tutto sommato abbastanza semplici e che non necessitano di grandi risorse e capacità tecniche.
Ricordo comunque che per ottenere successo da una campagna offline è necessario investire a medio termine e non pensare che un semplice annuncio che esce nel quotidiano locale per un giorno possa cambiare le sorti della nostra attività. Per questo motivo invito a riflettere e rimando ad un articolo dove mettevo a confronto un’azione di volantinaggio e una ipotetica campagna su Facebook Ads.
Grazie per l’attenzione e a presto!

 

Filed Under: Marketing locale

Cos’è il local seo e qual’è il suo impatto sulle abitudini dei consumatori

21 Maggio 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Sono circa 28 milioni gli italiani che ogni giorno accedono ad internet dal proprio smartphone, e di questi una larga parte esegue ricerche locali, cioè ricerche che hanno come scopo quello di trovare prodotti o servizi nelle loro immediate vicinanze.

Quando l’internet in mobilità agli inizi degli anni 2000 comincia a diffondersi, è ancora cosa per pochi, roba da “nerd”.
A farla da padrone in quegli anni erano i “palmari” (vi ricordate di Palm?) e successivamente i primi smartphone dotati di sistema operativo proprio come Balckberry, oppure di terze parti (Windows mobile e Symbian OS).
La vera svolta però arriva nel 2010, quando Apple presenta il suo iPhone e il mondo impazzisce. Si lanciano così in questo mercato numerosi player con nuovi dispositivi mobili e nascono nuovi sistemi operativi come Android che emulano quanto realizzato da Apple.
Da questo momento in avanti internet e la nostra vita cambiano completamente e si fondono insieme, siamo “always on”, connessi permanentemente.

Local seo e abitudini dei consumatori

Questo cambio di abitudini e di stile di vita non lascia indifferente Google che, già attento da tempo all’aumento delle ricerche locali, nel 2012 implementa un cambio di algoritmo al suo motore di ricerca che favorisce in modo importante le ricerche che hanno una intenzione locale. Utilizzando l’indirizzo IP dell’utente, la posizione GPS oppure la cella telefonica dalla quale si collega, Google determina la nostra posizione e ci fornisce dei risultati di ricerca “vicini a noi”.
Prima del 2012, se facevamo una ricerca su Google o qualsiasi altro motore, digitando semplicemente ad esempio “barbiere”, i risultati che apparivano erano globali, potevano essere cioè di attività che non risiedevano nelle nostre immediate vicinanze e che invece erano distanti anche centinaia di km. Per ottimizzare la ricerca dovevamo quindi aggiungere il luogo (paese o città) completando la keyword ad esempio così: “barbiere vicenza”. Con l’aggiornamento Venice del Febbraio 2012 invece, la ricerche sono diventati pertinenti al luogo dove viviamo e i risultati vengono mostrati in modo geolocalizzato.

Le nuove abitudini dei consumatori

Oggi il consumatore, in modo sempre più crescente, è abituato a cercare informazioni dal proprio smartphone. Se dobbiamo uscire con gli amici e vogliamo cenare cerchiamo una pizzeria dal nostro dispositivo, se siamo in una nuova città e l’auto non funziona o cerchiamo un hotel utilizziamo il nostro dispositivo mobile.
Questo dispositivo elettronico personale che non abbandoniamo mai, ci permette di rimanere costantemente connessi ed è ormai diventato uno strumento indispensabile per dare una risposta alle nostre domande. Lo utilizziamo perfino all’interno del negozio, prima di acquistare un prodotto, per verificare se il prezzo è congruo e sapere quali sono le opinioni di chi lo ha acquistato prima di noi.
E sembra proprio che questo nuovo modo di usufruire del web si sia ormai consolidato, tanto che il 30% degli utenti internet accede al web solo da smartphone e non possiedono un pc.

Una opportunità ancora poco sfruttata dalle attività locali

Sono ancora molte le attività locali che considerano il web una “cosa per grandi aziende”, e che per questo motivo non hanno una presenza strategica su internet.
Siamo nel 2018, eppure ricevo ancora telefonate da parte di persone che stanno avviando un’attività che mi dicono che vorrebbero fare un sito web “tanto per far vedere che ci siamo” e che alla presentazione della mia proposta, che arriva dopo un’analisi del loro mercato, della concorrenza  e del target, mi dicono che il sito glielo farà il nipote “che è bravo a smanettare con il computer”, e che la pagina Facebook la creerà il loro amico che “è sempre con il telefonino in mano”.
Purtroppo, in molti casi, queste attività hanno vita breve, non solo perché non si sono creati una solida presenza online, ma anche per l’idea radicata che questi imprenditori hanno del marketing, disciplina che considerano una “perdita di tempo e denaro” piuttosto che un investimento fondamentale per la sopravvivenza della propria attività.
Non basta più infatti essere presenti con un negozio fisico e farsi vedere dai passanti perché un’attività sia sostenibile, ma è necessario “parlare” con il consumatore, interagire e fidelizzarlo.
In sostanza manca ancora un cultura del marketing e a ancora di più della local seo.
A conferma di quanto dichiarato sopra ho appena fatto un piccolo test.
Facendo una ricerca con la parola chiave “barbiere vicenza” ottengo come risultato 24 attività con una scheda local di Google My Business. Se vado a controllare le schede che mi appaiono come risultato mi accorgo che solo 8 sono rivendicate e che 3 di queste sono in qualche modo gestite.
Molte delle schede non gestite riportano delle recensioni alle quali, non essendo appunto rivendicate, nessuno ha mai risposto, gli orari in alcuni casi non sono stati pubblicati e i dati presenti non si sa se sono corretti e aggiornati.
Queste attività stanno in pratica perdendo ogni giorno potenziali clienti, persone che vorrebbero mettersi in contatto con loro per usufruire dei loro servizi, ma che trovano difficoltà a farlo perché le informazioni pubblicate sono incomplete o addirittura errate.
Insomma cè ancora tanto da fare per diffondere la cultura del web e della local seo tra le attività locali, e anche questo blog nel suo piccolo, sto cercando di creare la consapevolezza che oggi, senza l’online non esiste offline.

Filed Under: Local seo, Marketing locale

Ottimizzare Instagram per la local seo

17 Maggio 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

E’ possibile ottimizzare Instagram per la local seo? In questo post vedremo quali non le pratiche che possiamo utilizzare e quali sono gli effettivi vantaggi.

La storia di Instagram

A ben vedere la storia di Instagram è abbastanza breve. Nasce infatti nel 201o da un’idea di due sviluppatori di software che all’inizio volevano creare un social sulla falsariga di Facebook, Si accorgono però ben presto che i loro utenti utilizzano soprattutto le immagini, e quindi decidono di togliere le funzionalità di troppo per concentrarsi solo su quest’ultime.
Inizialmente Instagram viene sviluppato per iOS (iPhone per intenderci), per vedere una versione per Android dobbiamo aspettare il 2012, quando Facebook decide di acquistare Instagram per 1 miliardo di dollari, e quindi di sviluppare la versione Android, Windows Phone e infine anche quella per Windows 10 mobile.

Il profilo e la pagina business secondo Instagram

Inizialmente Instagram era stato pensato per un utilizzo personale, dove per registrarsi si inseriva il nome e cognome dell’utente e un’immagine del proprio profilo. La versione business arriva infatti solo nel 2016 dopo che ci si è resi conto che Instagram viene sempre più considerato dalle aziende un importante canale di comunicazione per proporre i propri servizi/prodotti e fare brand awareness.

Ottimizzare Instagram per la local seo

All’atto di registrarsi su Instagram non è possibile scegliere tra l’opzione profilo e quella business, ma è necessario attivare il proprio account come profilo personale per passare successivamente alla versione business.
Per fare questa operazione occorre andare su “Impostazioni” e poi su “Passa a un profilo aziendale”. A questo punto ci verrà richiesto di collegare obbligatoriamente il profilo aziendale Instagram alla propria pagina Facebook. Questa operazione ti darà poi modo di utilizzare anche la piattaforma pubblicitaria Facebook ads per promuovere i post a pagamento.

Una volta attivato il profilo aziendale dobbiamo ottimizzarlo, per farlo abbiamo pochi elementi su cui lavorare e dobbiamo quindi essere molto efficaci.
Scegliamo come immagine del nostro profilo Instagram un’immagine che ci rappresenti, il logo ad esempio, e cerchiamo di adattarlo alle struttura di Instagram pensando al fatto che gli utenti utilizzano questo social quasi esclusivamente da mobile.
Per la biografia abbiamo a disposizione solo 150 caratteri e dovremmo quindi ottimizzarli al meglio.
Scriviamo innanzitutto cosa facciamo e una chiamata all’azione, aggiungiamo un hashtag personalizzato (l’hashtag che mi riconosce come azienda), una mail oppure un telefono, e il link al sito utilizzando i servizi per ridurre la lunghezza de link come ad esempio bit.ly.
Utilizziamo anche degli emoji che catturino l’attenzione dell’utente. Questa operazione possiamo anche farla da desktop, collegandoci alla pagina web di Instagram.

I contenuti per Instagram

Instagram permette di pubblicare sostanzialmente due tipi di contenuti, le immagini e i video.
Le prime, fin dagli albori di Instagram, sono stati caratterizzati dai filtri fotografici che rendono le immagini più “professionali” e accattivanti. Ma ci sono comunque delle piccole utili regole da seguire per produrre delle immagini di valore senza comunque scomodare un fotografo professionista.
Innanzitutto cerchiamo un nostro stile, una inquadratura particolare che faccia riconoscere il nostro feed di contenuti al primo sguardo. Anche per quanto riguarda i filtri cerchiamo di utilizzare sempre lo stesso, o comunque non discostiamoci troppo dal nostro stile per non alterare il feed (la schermata con tutte le immagini) e renderlo in questo modo discontinuo.

I video sono importanti, ed è attualmente il tipo di contenuto che, in generale, genera maggiore interesse e quindi reazioni da parte del nostro pubblico. Su Instagram abbiamo la possibilità di pubblicare video che possono durare fino a 60 secondi, un tempo più che sufficiente per trasmettere un buon messaggio senza annoiare chi lo riceve.
Per realizzare i video di Instagram teniamo  il nostro smartphone in verticale quando facciamo la ripresa e ricordiamoci che la maggior parte degli utenti non ascolterà l’audio (85% circa non attiva l’audio sul proprio smartphone quando visualizza un video), cerchiamo quindi di trasmettere il messaggio attraverso le immagini ed eventualmente inseriamo dei testi per essere più chiari. Anche per i video, ad arricchimento del messaggio, possiamo aggiungere testo e hashtag.

Da agosto del 2016 Instagram ha introdotto le Stories. Questo formato di contenuti, che hanno una durata di 24h (poi spariscono), possono essere foto oppure video e raccontano un momento, una storia appunto, che può essere condivisa con gli altri utenti e che può generare interazioni.
Anche in questo caso si consiglia di trovare un proprio stile per raccontarsi, e di dare fondo alla propria creatività per cercare di colpire l’utente e rimanere impresso nella sua memoria.

Utilizzo degli hashtag per Instagram

Gli hashtag (es. #fruttadistagione) sono un’etichetta che serve ad organizzare i contenuti. Cliccando sull’hashtag si ottiene come risultato tutti i post che lo utilizzano e che quindi parlano di quell’argomento. Una sorta di keyword utilizzata però non nei motori di ricerca, ma nei social e in particolare su Instagram.
Gli hashtag su instagram sono il miglior modo per aumentare i followers della pagina, un utilizzo intelligente di questo strumento permettere di diffondere il tuo marchio (fare brand awareness) e catturare l’attenzione di pubblico interessato al nostro prodotto/servizio.
Un post, sia un’immagine che un video, dovrebbe sempre avere un testo e degli hashtag specifici per l’argomento che stiamo trattando. Per capire quali hashtag riscuotono più successo nel nostro settore, basta andare a vedere quali utilizzano i nostri competitors e aggiungere, nel caso di attività locali, altri hashtag che geolocalizzino il nostro post come ad esempio #vicenza, #padova, #verona, ecc.
Inoltre su Instagram è possibile aggiungere il luogo dello scatto basta solo, prima della pubblicazione, scegliere il luogo dall’apposita sezione “aggiungi luogo” e geolocalizzare in questo modo la nostra immagine.

Come ottimizzare Instagram per la local seo

Per quanto riguarda l’ottimizzazione di questo social e in particolare lato local seo, non c’è molto da dire. Tutto il lavoro si concentra sul profilo proprio come abbiamo visto sopra, e sul fatto di dare informazioni chiare e di valore a chi ci segue.
Se andiamo a vedere i fattori di ranking pubblicati da MOZ, i social network influiscono solo per il 4% sul posizionamento totale, e buona parte di questa percentuale dipende dall’engagement che riusciamo a generare piuttosto che dalla configurazione della nostra pagina o profilo.
Quindi l’obiettivo principale per la strategia di visibilità online per la nostra attività locale attraverso i social network, deve essere quella di creare contenuti di valore che interessino veramente l’utente e che lo fidelizzino. In questo modo aumenteremo le possibilità che il like sul post si trasformi in una visita nel nostro punto vendita fisico.

Filed Under: Local seo, Web marketing

Come ottimizzare WordPress per la local seo

8 Maggio 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Sappiamo ormai da tempo che Google ha orientato molte delle sue attenzioni sulle imprese locali, cioè su tutte quella attività che hanno una clientela localizzata in un’area vicina alla sede dell’attività stessa.
Gli strumenti online per dare visibilità a questo tipi di imprese sono molti e ne ho ampiamente parlato in alcuni post presenti in questo blog, ma il sito web è e rimane lo strumento più importante, poiché è il solo mezzo di visibilità online veramente di proprietà dell’azienda.
Non si può invece dire lo stesso delle altre piattaforme (social network, directory geo social, ecc.) su cui purtroppo abbiamo un controllo limitato e che non sono di nostra proprietà.
Ho deciso di scrivere un post su come ottimizzare WordPress per la local seo per un semplice motivo; WordPress è la soluzione migliore in assoluto per qualsiasi tipo di azienda.

Come ottimizzare WordPress per la local seo

Che si tratti di una micro, piccola oppure media impresa, questo cms è la soluzione ideale.

I pro di WordPress sono molti e li riporto di seguito:

  • Grande community di programmatori del core di WordPress che ogni giorno lavorano al codice per aggiornarlo e migliorarlo.
  • Infinita disponibilità di plugin gratuiti e a pagamento che rendono WordPress versatile e in grado di trasformarsi in qualsiasi tipi di sito.
  • Grande disponibilità di estensioni per collegare questo cms ai principali servizi disponibili online (Paypal, Stripe, Mailchimp, CRM, gestionali, ecc.).
  • Relativa facilità di installazione e configurazione anche per chi non è un programmatore.
  • Facilità nel trovare programmatori in grado di lavorare sul codice di WordPress.
  • Benevolenza da parte di Google nell’indicizzare i siti realizzati in WordPress.

Di contro al momento non ne vedo e lo dimostrano i numeri. Il 25% dei siti nel mondo è realizzato in WordPress, seguito a lunghissima distanza da Joomla (2,8%), Drupal (2,1%), Magento (1,2%), ecc.*

*Fonte W3Techs, dati 2015

Passiamo all’azione!

Per spiegare i vari passi che normalmente faccio per ottimizzare un sito per la local seo riporterò in alcuno passaggi, come esempio, un cliente con il quale lavoro. Si tratta di una fioreria con sede a Vicenza che all’inizio della collaborazione non aveva nessuna visibilità online al contrario dei concorrenti, che nel tempo si erano invece ben posizionati e dominavano il web.

Analisi delle keywords

Per dare visibilità online alla Fioreria Linea V di Vicenza ho iniziato innanzitutto ad analizzare le keyword utilizzando gli strumenti di Google Adwords e Semrush. Per fare questa analisi ho tenuto conto delle ricerche “generiche” che gli utenti fanno per trovare fiorerie a Vicenza e dei particolari prodotti/servizi che la fioreria in questione offriva.
L’analisi ha messo in evidenza le seguenti keywords:

fioreria vicenza
addobbi per matrimoni
candele profumate
profumatori per ambienti

Oltre a queste parole chiavi c’erano poi una serie di keywords correlate con un volume di ricerca più basso che ho poi utilizzato per la creazione dei testi del sito web.

Creazione del NIT

La scelta del NIT (Nome, Indirizzo e Telefono) è importante e dovrebbe racchiudere almeno 1-2 parole chiavi principali della nostra attività. In questo caso la scelta è stata abbastanza facile facile perché conteneva già il nome della categoria e ho dovuto solo aggiungere la località.
Ho quindi optato per “Fioreria a Vicenza – Linea V” seguito da tutte le informazioni per raggiungerla e contattarla che ho utilizzato nel sito e nelle altre piattaforme per il local seo.

Registrazione del dominio

Una buona local seo inizia sempre dal dominio del sito web che dovrebbe contenere le parole chiavi con le quali i nostri potenziali clienti cercano attività come la nostra.
Per la fioreria in questione ho avuto la fortuna di trovare un dominio libero praticamente perfetto e che conteneva le due parole chiavi principali e cioè “fioreria” e “vicenza”, la scelta quindi è caduta su fioreriavicenza.it.

Ottimizzazione delle pagine

Un sito per un’attività locale normalmente è abbastanza semplice. C’è una home page, una pagina “chi siamo”, una “dove siamo” e un from di contatti, e poi almeno una pagina per ognuno dei 3-4 prodotti/servizi che gli utenti cercano nella nostra area geografica.
Per la fioreria in questione le parole chiavi utilizzate dagli utenti, che avevano un buon volume di ricerca e che riguardavano i principali prodotti/servizi proposti dalla fioreria erano tre. Sono state quindi realizzate le tre specifiche pagine in modo da posizionarle nei motori di ricerca.
Quindi, oltre ad ottimizzare la home con la parola chiave “fioreria a vicenza”, ho realizzato le seguenti pagine con un testo ottimizzato seo e parole chiavi a coda lunga relazionate con la principale.
Le pagine erano:

Addobbi per matrimoni
Candele profumate
Profumatori per ambienti

Le pagine si sono subito posizionate bene e hanno iniziato a generare visite e conversioni.
Il cliente, ad esempio, è specializzato nella vendita di candele profumate. Le ricerche su Vicenza con queste specifiche parole chiavi sono le seguenti:

  • Candele da regalo
  • Candele profumate

Il risultato è stato che se si cerca “candele profumate vicenza” la specifica pagina appare tra i primi risultati di Google e ha ottenuto, ad Aprile 2018, 51 visualizzazioni di pagina solo per questo specifico argomento, che per un’attività con un pubblico di consumatori locali non è poco.

Inserimento dei microdati

E’ importante che nel nostro sito web, all’interno del codice sorgente, siano presenti i microdati con le informazioni che riguardano la nostra attività. Indirizzo, info di contatto, coordinate geografiche, immagine dell’attività, orari, categoria di appartenenza, ecc. sono tutte informazioni “nascoste” all’occhio umano.
I microdati che generiamo vanno aggiunti nell’head della nostra pagina, oppure nella specifica pagina di ogni sede (se abbiamo più sedi) per aiutare i motori di ricerca a localizzare con facilità le nostre attività e quindi mostrarle agli utenti in modo geo localizzato.
Possiamo ottenere queste informazioni installando uno dei plugin tra i molti disponibili gratuitamente, oppure utilizzando un generatore e inserendoli manualmente nell’header del sito, attraverso l’apposita funzione che troviamo nel tema che stiamo utilizzando.
E’ sempre consigliabile utilizzare dei microdati generati in JSON piuttosto che in html, questo perché il primo non è visibile all’utente ma solo ai motori di ricerca e quindi non dobbiamo curarci dell’aspetto grafico di quest’ultimi quando li inseriamo nel nostro sito. Ricordiamoci comunque di porre, nel piede della pagina, il NIT che abbiamo generato in modo che gli utenti possano contattarci con una certa facilità quando ci visitano.

Il plugin Yoast seo

Per iniziare a posizionare il nostro sito dobbiamo installare il plugin Yoast seo.
Facile e intuitivo da utilizzare ci aiuta ad ottimizzare in modo guidato il seo di ogni pagina/post che realizziamo per il nostro sito web. Questo famoso plugin è gratuito nella versione base (più che sufficiente per un sito di un’attività locale), ma dispone anche di una versione premium e di una versione specifica per la local seo che è solo a pagamento e che non ho comunque mai avuto occasione di provare.
Yoast Seo, oltre ad una configurazione iniziale guidata, offre poi la possibilità di ottimizzare i contenuti singoli, come una pagina oppure un post, fornendoci un sistema passo passo visuale che, attraverso messaggi testuali e pallini colorati (semaforo), ci aiuta a capire se stiamo seguendo le pratiche seo consigliate o meno.

Mobile first

Le ricerche locali sono sinonimo di ricerche da smartphone, di conseguenza il nostro sito web dovrà essere impeccabile sotto questo aspetto, dovrà cioè essere perfetto e veloce da caricare quando questo viene visitato con un telefono di ultima generazione.
Cerchiamo quindi di testare il sito da mobile, rendere le foto leggere, il testo ben leggibile, i link più importanti chiari e intuitivi e mettere ben in evidenza la CTA (chiamata all’azione) che vogliamo generare nei nostri visitatori. Evitiamo quanto più possibile slide e video che potrebbero rallentare notevolmente il caricamento della pagina e magari farci perdere un possibile cliente.

Conclusioni

Ottenere buoni risultati a livello di visibilità con un sito WordPress ottimizzato per la local seo non è un’impresa impossibile. Basta seguire alcune linee guida come quelle riportate sopra e fare alcune prove per vedere cosa funziona meglio.
Inoltre è indispensabile tenersi aggiornati sull’evoluzione del web e sui cambiamenti di abitudini dei consumatori per cercare di anticipare abitudini e mode non perdere il treno del successo.

Filed Under: Local seo, Marketing locale

Ottimizzare la presenza web per la ricerca vocale da iPhone

24 Aprile 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Sono in continua crescita gli utenti italiani che fanno ricerche dallo smartphone utilizzando un assistente vocale, e cioè che interagiscono vocalmente con il proprio dispositivo, ponendo una domanda e ottenendo una risposta che può essere vocale o apparire sullo schermo del dispositivo.

Ed è proprio delle ricerche vocali che parlerò in questo post, concentrandomi però su uno dei due sistemi operativi tra i due che monopolizzano il mercato, e cioè iOS di Apple, che è installato su iPhone, iPad, iPod e più di recente su Mac.
Fin dal 2012 questi dispositivi, vengono forniti con Siri, un’assistente vocale  in grado di convertire un comando vocale in un’azione.
Siri è stato sviluppato inizialmente da un’azienda indipendente che lo distribuiva come applicazione, nel 2010 Apple lo ha acquistato proprio con l’intenzione di farlo diventare parte integrante del proprio sistema operativo.

Local seo ricerca vocale iphone

Come funziona l’assistente vocale Siri

Il funzionamento di Siri è semplice e la sua attivazione avviene in due modi; tenendo premuto il tasto home (il tasto centrale rotondo presente sull’aiPhone, iPad e iPod) a lungo, oppure vocalizzando la frase “Hey Siri”. Va sottolineato che quest’ultima modalità è disponibile per iPhone 6 e 6s solo se collegati alla presa di corrente, mentre a partire dalla versione Plus della serie 6s, che dispone di altro processore, non è necessario il collegamento all’alimentazione.
Siri per poter funzionare necessita di una connessione Wifi oppure 3G, senza queste condizioni l’assistente vocale non è in grado di comprendere nessuno dei nostri comandi, nemmeno il classico “Siri dimmi che tempo farà domani”.
Questo perché il riconoscimento vocale della nostra voce viene eseguito su server esterni che dispongono di un’ampia potenza di calcolo, potenza che attualmente anche il più performante degli smartphone non possiede.

L’assistente vocale viene utilizzato sostanzialmente i due modalità; la prima impartendo comandi al nostro dispositivo per fargli compiere azioni “interne” come ad esempio fare chiamate, inviare messaggi, aprire app, ecc., la seconda per cercare informazioni “esterne”, cioè fare ricerche utilizzando il web.
E’ da sottolineare la differenza che passa tra ricerche sul web tramite tastiera e ricerche tramite assistente vocale.

Ricerche locali da smartphone utilizzando la tastiera

Per quanto migliorata nel tempo, la tastiera dello smartphone non è molto user friendly. I tasti sono piccoli e vicini tra loro, non non sono sensibili, il correttore automatico a volte invece di aiutarci ci intralcia, ecc. Inoltre usiamo questo tipo di input quasi sempre per fare ricerche esterne, cioè sul web. Quando lo facciamo siamo noi a scegliere quale sarà la fonte delle informazioni che sceglieremo perché decidiamo quale browser usare e di conseguenza anche il motore di ricerca. Di default su iOS, quando accediamo a Safari, il browser di Apple, utilizza Google per trovare le informazioni che cerchiamo, e queste ci vengono restituite nel classico formato molto simile a quello che conosciamo quando facciamo ricerche dal nostro computer.

Ricerche locali da smartphone utilizzando la voce

Quando invece utilizziamo la voce per le nostre ricerche “esterne” le cose cambiano, e anche di parecchio.
In questo caso Siri utilizza fonti diverse per mostrare le informazioni di cui abbiamo bisogno, vediamo quali sono.
Se ad esempio cerchiamo un ristorante utilizzando il classico “Hey Siri! Cerca un ristorante vicino a me” i risultati che riceviamo sono contrassegnati con l’icona di Safari e ci vengono proposte delle schede simili a quelle local di Google My Business. In realtà sono delle schede “costruite” da Siri che mettono insieme informazioni prese da più fonti come ad esempio Apple Maps Connect, Foursquare, TripAdvisor, Yelp e altri servizi,  che vengono combinati insieme tra loro.

Ma quanti sono gli utenti iOS (iPhone e iPad) in Italia?

Secondo fonti Facebook sono circa 11 milioni in Italia gli utilizzatori di un dispositivo iOS, cioè smartphone o tablet di marca Apple, e se il 16% di questi utenti esegue ricerche vocali significa che parliamo di un pubblico di circa 2.760.000 persone che ogni giorno interagiscono vocalmente con il proprio dispositivo.

Migliorare la visibilità locale per i possessori di iPhone e iPad

In un precedente post ho trattato l’argomento ricerca vocale in modo approfondito, ma senza andare nello specifico del sistema operativo utilizzato. Sostanzialmente le regole rimangono le stesse, l’unico dettaglio di cui dobbiamo tenere conto è quali strumenti utilizza Apple per fornire i risultati che l’utente si aspetta dopo una ricerca, sia essa online che offline.
Nel caso della ricerca utilizzando un browser come Safari oppure Chrome, quindi da tastiera, non ci sono dubbi, dobbiamo mettere in atto le classiche pratiche di local seo rivendicando e ottimizzando la nostra scheda Google My Business, inserendo l’attività nelle directory più importanti e rilevanti e creando un sito dell’attività che sia responsive e ottimizzato per la local seo.

Nel caso invece di ricerche locali realizzate con comandi vocali, la fonte dei risultati che riceveremo sarà determinata da Siri e per questo dovremmo fare in modo di essere presenti in piattaforme che normalmente non prenderemo nemmeno in considerazione.
Vediamo ora quali sono e come vengono usate da Siri.

Apple Maps Connect

Quando facciamo una ricerca vocale Siri cerca sempre di utilizzare le schede presenti in questa piattaforma per restituire le informazioni richieste. AMC è un sistema di mappe simile a Google Maps disponibile in Italia da un paio d’anni che però non ha mai avuto il successo del suo principale avversario. E’ però installato di default su tutti i dispositivi Apple e questo lo rende interessante perché i numeri sono importanti.
Risulta quindi fondamentale inserire la propria attività in Apple Maps Connect se si vogliono ottenere visibilità quando la ricerca viene realizzata vocalmente.

Tripadvisor

Nel caso che l’attività cercata sia un ristorante, un hotel o comunque una realtà legata al mondo del turismo, Siri utilizza questa base di dati per integrare le informazioni riguardanti immagini e recensioni. Tripadvisor è una directory molto ricca di informazioni sotto questo aspetto ed è proprio per questo che Siri la tiene in ottima considerazione.
Nei brevi test che ho fatto ho notato però che a volte, pur essendo l’attività presente su TripAdvisor, Siri ignorava queste informazioni e si rivolgeva ad altre fonti. Sembra che lo faccia quando la scheda dell’attività non è rivendicata, cioè non è gestita dal proprietario ma creata da qualche cliente e poi aggiornata con immagini e recensioni dai clienti del locale.

Yelp

Yelp è un geo social di attività utilizzato molto all’estero e negli Stati Uniti in particolare, per cercare attività locali, ma non è molto conosciuto in Italia. Si trasforma però in un partner importante quando una ricerca viene eseguita vocalmente con un dispositivo Apple. E’ da questa fonte infatti che Apple prende immagini e recensioni per arricchire la scheda local delle proprie mappe e lo utilizza soprattutto quando si tratta di attività non legate alla ristorazione oppure all’ospitalità.

Foursquare

Un’altra alternativa utilizzata da Siri per recuperare alcune informazioni è Foursquare. Geo social presente da molti anni nel panorama web, non ha mai brillato e spesso è stato dato per morto. Apple lo utilizza nel caso di informazioni non  rivendicate mostrando immagini e recensioni.

Conclusioni

Come abbiamo visto la ricerca vocale, almeno se eseguita da iOS di Apple, cambia completamente le carte in tavola e ci obbliga a fare un importante lavoro extra se vogliamo apparire nei risultati della ricerca con la nostra attività.
Anche per le piattaforme sopra citate è fondamentale che le informazioni inserite (NIT) siano coerenti con quelle del sito e della scheda local di Google e in questo periodo sto facendo dei test per capire quali siano i fattori che ne migliorano il posizionamento sulle ricerche vocali. Presto pubblicherò gli aggiornamenti!

Filed Under: Marketing locale

Local seo, ordine e pulizia tra le directory

4 Aprile 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Da quanto esiste internet esistono le directory; infiniti contenitori di dati dove le informazioni sono suddivise per categorie. Quelle più conosciute e diffuse sono le directory commerciali, che permettono di cercare un’attività per nome, luogo oppure categoria.
Tra le più famose ci sono certamente paginegialle.it, ma il web è costellato di realtà minori che contribuiscono anch’esse a popolarlo di informazioni più o meno complete ed esatte.

Local seo directory

Quando ricerchiamo su Google un’attività commerciale per ragione sociale, è abbastanza comune che questa ci appaia più volte nei risultati. Normalmente vediamo la scheda local di Google My Business, la pagina Facebook, il sito web ma anche altri risultati che ci rimandano ad una scheda attività che fa parte di un elenco di aziende; le directory commerciali.

  • Reteimprese.it
  • Imprese-it.com
  • Infobel.com
  • Overplace.com
  • Aziendit.com
  • Telefono-societa.it

e molte altre, sono le directory commerciali che popolano il web e dove la nostra attività può comparire.

Questo tipo di siti, a livello di visibilità organica, non sono particolarmente forti, e non è facile vedere apparire un’attività nei risultati delle ricerche semplicemente digitando una parola chiave collegata ad un prodotto o servizio proposto dall’attività stessa. Queste directory non hanno nemmeno un pubblico che le utilizza direttamente per la ricerca di attività, come può essere per Pagine Gialle, e raramente dispongono di un’app che aiuti a migliorare l’esperienza dell’utente da mobile.
In ogni caso essere presenti in queste directory è importante, perché contribuiscono comunque a rinforzare la visibilità online dell’azienda e generano dei back link verso il sito web aziendale che aumentano il livello di congruenza delle informazioni che pubblichiamo sul web.

Quando inizio a lavorare con un cliente innanzitutto verifico la sua situazione a livello di “listing”, controllo cioè dove e in che modo è citato nelle differenti directory e comincio a fare “pulizia” immediatamente visto che si tratta di un lavoro abbastanza lungo e tedioso. Normalmente più anzianità ha l’azienda sul web e più sono i siti in cui è presente, di conseguenza le possibilità che i dati pubblicati siano errati aumentano. Spesso gli errori riguardano la ragione sociale, l’indirizzo oppure il numero di telefono, ma anche la categoria merceologica che a volte appare completamente diversa dal settore in cui opera in realtà l’azienda.

Per capire in quali directory la nostra attività è presente, basta digitare la ragione sociale seguita dal luogo. Nella foto di seguito ho digitato semplicemente “fast foto san bonifacio”, e questo e quanto appare nella prima pagina dei risultati.

Inizia così il lavoro di “listing”, creando un documento elettronico su Google Drive, o su Excel se volete, dove inserire il link alla scheda dell’attività, un campo user, una password e uno per le note.
Il campo note servirà a ricordarvi a che punto è la richiesta di modifica dei dati, visto che capita che passino parecchi giorni dalla richiesta di modifica alla soluzione concreta del problema.
Quasi sempre è possibile modificare almeno alcuni dei dati pubblicati, con solo alcune eccezioni che non permettono magari di modificare la ragione sociale se non a pagamento.
Di norma seguo una semplice regola; se non è possibile modificare i dati come richiesto chiedo la cancellazione dell’attività dal database.
Purtroppo mi è capitato a volte che la cancellazione non sia possibile perché la directory in questione non è più attiva e quindi dall’altra parte non c’è più nessuno che risponde alle mail dei clienti, oppure addirittura non esiste una modalità per contattare gli amministratori della directory.

Buon lavoro!

Filed Under: Marketing locale, Web marketing

Confronto tra ricerca vocale e ricerca con tastiera da smartphone

21 Marzo 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

In questo breve post condurrò un piccolo esperimento sulla ricerca locale da smartphone.
Si tratta di un confronto tra ricerca tradizionale e vocale, per cercare di capire come cambiano i risultati della ricerca quando eseguita da tastiera, utilizzando quindi delle determinate keyword, oppure con la voce, ponendo cioè delle domande all’assistente vocale installato sul nostro smartphone.
Come già detto in un precedente post le ricerche vocali sono in costante aumento mentre sono ancora poche le attività che hanno iniziato a sfruttare questa opportunità per captare nuovi clienti.
Già nel 2016 Sundar Pichai, CEO di Google, dichiarava che il 20% degli utenti smartphone utilizza quotidianamente la modalità vocale per fare ricerche online e che entro il 2020, con ogni probabilità, la percentuale salirà al 50%.

Ricerca vocale e ricerca con tastiera

Ho quindi pensato di fare un semplice test per cercare di capire le potenzialità di questo nuovo modo di utilizzare lo smartphone da parte dei consumatori. In pratica confronterò i risultati ottenuti dalle due tipologie di ricerca per capire quali sono le differenze tra i due risultati e qual’è il motivo che premia una piuttosto che l’altra realtà.
Il dispositivo utilizzato è un iPhone 6s aggiornato all’ultima versione del sistema operativo iOS. Per la ricerca vocale verrà utilizzato il software Siri mentre per la ricerca tradizionale il browser Safari e il motore di ricerca Google.
Nelle schermate delle ricerche con tastiera ho messo in evidenza solo i risultati del 3 pack dove appaiono le schede local di Google My Business, escludendo naturalmente gli annunci a pagamento e i siti web.

Per le ricerche ho utilizzato le seguenti parole chiavi e domande:

Keyword scritte da tastiera

  • Ristorante
  • Ristorante Vicenza
  • Ristorante vicino a me

Domande poste a voce

  • Cercami un ristorante
  • Cerca un ristorante a Vicenza
  • Cercami un ristorante qua vicino

Di seguito ho riportato le schermate dei risultati e le ho confrontate per cercare di capire quali sono i fattori che influenzano l’uno o l’altro risultato.

Ricerca da tastiera con keyword “ristorante” e ricerca vocale con frase “Cercami un ristorante”

Ricerca con tastiera

Si nota subito che le tre ricerche restituiscono dei risultati molto diversi tra loro. Cercando con la parola chiave “ristorante” il primo risultato è un negozio biologico con bistrot dove si servono anche piatti caldi che è poi quello dal quale sto facendo la ricerca 🙂
Il secondo risultato è invece una pizzeria d’asporto, con qualche posto interno a sedere, ma non direi che si tratta di un ristorante.
Il terzo risultato è invece addirittura un Kebab. Non ho niente contro i Kebab ma non lo comparerei un ristorante.

Ricerca vocale

Con la frase “Cercami un ristorante” Siri, il software di ricerca vocale, mi consiglia immediatamente un particolare ristorante, e cioè lo “Spiller Vicenza”. Lo consiglia e caldeggia vocalmente e lo pone inoltre al primo posto della lista dei risultati di ricerca aggiungendo in fondo a questa la scheda dettagliata del ristorante con foto e recensione tratte da Tripadvisor. Al secondo posto viene invece visualizzato un’altro ristorante “vero” e al terzo il kebab visto in precedenza.

Clicca e visualizza l’immagine

Ricerca da tastiera con keyword “ristorante vicenza” e ricerca vocale con frase “Cercami un ristorante a Vicenza”

Ricerca con tastiera

Con questa parola chiave i risultati  cambiano, e anche di parecchio.
Al primo posto troviamo finalmente un “vero” ristorante e anche al secondo posto. Al terzo posto invece appare una pasticceria dove però, almeno dalle foto presenti nella scheda local, è possibile consumare anche dei piatti caldi.

Ricerca vocale

Utilizzando la frase “Cerca un ristorante a Vicenza” sembra che Siri interpreti che stiamo cercando un ristorante proprio nel centro della città. Infatti, i primi tre locali che ci propone, sono ubicati proprio nel centro storico di Vicenza.
Anche in questo caso viene suggerito caldamente un particolare ristorante e cioè l’Angolo Palladio, che si trova proprio nel cuore della città.

Clicca e visualizza l’immagine

Ricerca da tastiera con keyword “ristorante vicino a me” e ricerca vocale con frase “Cercami un ristorante vicino a me”

Ricerca con tastiera

Con la parola chiave “ristorante vicino a me” i risultati cambiano ulteriormente.
Al primo posto troviamo la pasticceria che già avevamo visto e che propone piatti caldi. Al secondo una trattoria che comunque può benissimo coprire il ruolo di ristorante, soprattutto se si ha fame, e al terzo un bistrò che senza dubbio possiamo catalogare tra i ristoranti a tutti gli effetti.

Ricerca vocale

Utilizzando la frase “Cercami un ristorante qua vicino” quanto proposto a video risulta decisamente meglio geolocalizzato e più prossimo alla fonte della ricerca. In questo caso appaiono locali in buona parte mai visti prima come lo “Zenzero Caffè”, piccolo ritorantino da pausa pranzo, La Cueva, un ristorante messicano, e Master Taste, un ristorante indiano. Anche qui, a sorpresa e non apparendo nella lista dei ristoranti, troviamo il ristorante “Spiller Vicenza” visto in precedenza che anche in questo caso fortemente “sponsorizzato” da Siri.

Clicca e visualizza l’immagine

Risultati

Come hai potuto notare la differenza tra i vari risultati di ricerca è decisamente importante e lo è ancora di più se confrontiamo quanto succede utilizzando la tastiera oppure la voce.
Nelle ricerche da tastiera ho volontariamente preso come riferimento i soli risultati delle schede local di Google My Business, che sono quelli più completi e di impatto visivo immediato.
Per quanto invece riguarda la ricerca vocale, Apple utilizza più fonti di informazioni per restituire i risultati. Queste fonti sono Apple Maps Connect (la versione Apple di Google Maps), TripAdvisor, Foursquare e Yelp.
Per le informazioni di contatto cerca sempre di prendere i dati dal proprio servizio di mappe Apple Maps Connect, e nel caso l’attività non sia presente, da Yelp. Ho notato invece che, per quanto riguarda immagini e recensioni, almeno in questo particolare caso, predilige quanto pubblicato su TripAdvisor. Nel caso però che il ristorante in questione abbia una scheda non ancora rivendicata, cioè gestita dal ristorante, Apple preferisce prendere i dati da altre fonti come Foursquare e Yelp.
Quindi se vogliamo apparire nei risultati delle ricerche vocali di Apple avere solo una scheda Google My Business è inutile perché non viene presa in considerazione in nessun modo. E’ quindi necessario essere presenti in Apple Maps Connect, avere una scheda rivendicata su TripAdvisor, oppure in alternativa su Yelp oppure Foursquare.

Conclusioni

Se le ricerche vocali sono già una realtà è certo che per poterne approfittare c’è bisogno ancora di tante prove e test per trovare il modo giusto di trarre beneficio da questo nuovo di usare i dispositivi elettronici da parte dei consumatori.
Personalmente sono dell’idea che la crescita delle ricerche vocali aumenterà molto velocemente nel momento in cui anche nel nostro paese saranno disponibili dispositivi come Alexa di Amazon o Homepod di Apple, strumenti da casa che funzionano esclusivamente con comandi vocali e che servono a spegnere luci, fare ricerche sul web, ascoltare musica, ecc.
Quindi il futuro dei nostri dispositivi elettronici è l’interfaccia vocale? Tra poco lo scopriremo.

 

Filed Under: Marketing locale

Geo localizzazione e vantaggi per le attività locali

13 Marzo 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Piaccia o meno, siamo ormai entrati a tutti gli effetti nell’era del grande fratello. Quella che solo fino a pochi anni fa sembrava una fantasia da scrittori di libri di fantascienza oggi è una realtà.
Ci siamo trasformati in una società costantemente connessa e ogni nostra attività è monitorata ed elaborata per creare e migliorare il nostro profilo di consumatore.
E se tutto questo non ti sembra sufficiente ho un’altra notizia per te. Non solo i grandi player dell’online ci spiano quando navighiamo sul web, ma lo fanno anche quando ci muoviamo tranquillamente sul piano fisico.
Non tutti sanno infatti che, configurare un account Gmail sul proprio dispositivo mobile, significa consentire a Google di tracciare i nostri spostamenti geografici. Se hai dubbi collegati alla local history di Google, e loggati con l’account che hai configurato sul tuo smartphone, rimarrai sorpreso da dettaglio delle informazioni che incontrerai su di te.

Geo localizzazione

E tutto questo è reso possibile dalla tecnologia GPS (Global Positioning System), una costellazione di 31 satelliti sviluppata dalla difesa statunitense a partire dagli anni 70. Inizialmente il sistema era stato pensato esclusivamente per usi militari, solo nel 1991, dopo una serie di tragici incidenti aerei che hanno visto protagonisti velivoli di linea, ne è stato consentito l’uso per applicazioni civili.
La diffusione dell’utilizzo del sistema GPS lo si deve innanzitutto alla diffusione, a partire dai primi anni 2000, dei navigatori, proposti come accessorio sulle automobili. Ma l’utilizzo di massa arriva solo successivamente, grazie al grande successo degli smartphone che lo hanno trasformato in uno strumento di uso quotidiano.

Ad approfittare di questa opportunità è stato primo tra tutti Google che, collegando la posizione geografica dell’utente alla ricerca online che sta effettuando, è riuscito a restituire risultati più coerenti e di conseguenza migliorare le conversioni, cioè le azioni che l’utente effettua dopo la ricerca.

Google in particolare, nel 2012, ha introdotto quella che è stata una delle principali rivoluzioni nella ricerca di informazioni tramite i motori di ricerca, e cioè l’algoritmo conosciuto con il nome di Google Venice Update. In pratica i risultati delle ricerche vengono geolocalizzati senza neppure avere bisogno che l’utente inserisca il nome della città oppure che sia loggato con il sio account. A seconda della posizione GPS (se le ricerche avvengono da smartphone) oppure dell’indirizzo IP (da computer), Google determina la posizione e restituisce risultati di attività fisicamente più vicine a all’utente.
Sempre nel 20112, e in contemporanea a questa novità, è stato introdotto anche Google Local, successore di Google Places e che ora, speriamo definitivamente,ha preso il nome di Google My Business. Quest’ultimo è uno strumento gratuito di Google dedicato alle attività locali, cioè a negozi, ristoranti, hotel, artigiani, professionisti, ecc., e che hanno un pubblico localizzato in una specifica area geografica.
Si tratta in sostanza di una scheda attività, una vetrina, che ha il grande vantaggio di apparire nei risultati delle ricerche subito dopo gli annunci a pagamento di Google Adwords e prima di qualsiasi altro sito web. Una grande opportunità quindi per le attività locali per rendersi visibili al proprio pubblico.

Nel 2015, il grande sorpasso delle ricerche da mobile su quella da pc, ha determinato un’ulteriore cambio di tendenza, soprattutto se pensiamo che, buona parte delle ricerche da smartphone, hanno un’intenzione locale. Le persone cercano cioè prodotti e servizi nelle vicinanze. E secondo Google, quando un utente fa una ricerca locale, nel 61% dei casi esegue un’azione, fa cioè una chiamata, una prenotazione, oppure si reca fisicamente presso l’attività..

Ecco quindi perché, per un’attività locale, la geolocalizzazione è fondamentale. Ma cosa dovrebbe fare un negozio per sfruttare al meglio questa grande opportunità?
Ci sono delle azioni indispensabili e tutto sommato semplici da attuare ed altre più complesse.

Azioni indispensabili per sfruttare la geolocalizzazione

1) Delineare un NIT che spiega cosa facciamo e che sia univoco (Nome attività, Indirizzo, Telefono).

Fioreria La Rosa Vicenza
Via Roma, 12
36100 Vicenza
Tel. 0444 010203

2) Creare/rivendicare e ottimizzare la propria scheda local Google My Business. Una volta rivendicata la scheda questa va verificata attraverso cartolina o telefonata e completata in tutte le sue parti, comprese le immagini.

3) Attivare il sito che GMB mette a disposizione delle attività locali con dominio tipo fiorerialarosavicenza.business.site, curando in modo particolare la descrizione dell’attività.

4) Ripulire gli inserimenti dell’attività in directory minori (aziende.it, infobel, ecc.) ed eventualmente chiedere la cancellazione se non è possibile modificare i suddetti inserimenti con il NIT ottimizzato.

5) Creare/rivendicare e ottimizzare la scheda attività nelle seguenti directory:

  • Pagine Gialle
  • Apple Maps Connect
  • Bing Local for Business

Azioni importanti per sfruttare la geolocalizzazione

Un’azione non indispensabile ma comunque importante dal punto di vista della visibilità locale, è realizzare un sito web local seo e responsive. L’obiettivo del sito deve essere informare l’utente dettagliatamente sui prodotti/servizi che offriamo e invitarlo a contattare l’azienda.
E’ importante che il sito si carichi rapidamente, contenga il NIT e tutte le informazioni utili ai motori di ricerca in modo da geolocalizzare l’attività precisamente.

Il futuro della geo localizzazione

Predire il futuro non è facile, ma una cosa è certa, indietro non si torna.
Quindi qualsiasi titolare di di attività locale che abbia intenzione di continuare a rimanere competitivo nel mercato, deve rimboccarsi le maniche e iniziare a sfruttare al massimo gli strumenti utili per creare la propria visibilità locale e iniziare a trovare nuovi clienti e fidelizzarli.

Se desideri metterti in contatto con me per capire come dare una opportunità alla tua attività locale contattami compilando questo form.

Filed Under: Marketing locale

Strategie di fidelizzazione del cliente in negozio

28 Febbraio 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Sentiamo spesso pronunciare il termine fidelizzazione, ma cosa significa effettivamente questa parola?
Il dizionario Garzanti ci restituisce la seguente definizione:

“Adottare una strategia di marketing che induca il cliente o il consumatore a restare fedele a un prodotto”.

A mio parere invece la fidelizzazione è una strategia di marketing orientata a soddisfare il cliente, che porta a dei risultati apprezzabili nel medio/lungo termine.

Normalmente quando sentiamo fidelizzazione ci vengono in mente le classiche “Fidelity card” e le raccolte punti dei supermercati o delle catene di negozio.
Effettivamente per decenni la fidelizzazione è stata in pratica solo questo, anche perché i mezzi a disposizione per comunicare con la clientela erano limitati. La fidelity card, strumento di fidelizzazione nato negli anni 80, era il modo più facile e accessibile per mantenere il cliente fedele all’insegna. Il funzionamento era ed è semplice, in cambio dei punti ricevuti ad ogni acquisto, si ha accesso ad una serie di regali, buoni sconto, ecc. a seconda del numero di punti accumulato.
Il tempo è passato e le tecnologie si sono evolute e migliorate, ora le fidelity card sono ben più di un semplice pezzo di plastica da mettere nel portafogli. Grazie ai numerosi dati che vengono raccolti sulle abitudini di acquisto del cliente e all’incrocio di quest’ultimi con le sua informazioni personali, il potenziale di queste card è diventato enorme.
Purtroppo è anche vero che queste informazioni spesso vengono sotto utilizzate oppure usate male da chi eroga la card, ma comunque è solo questione di tempo, prima o ci arriverà la spesa a casa senza nemmeno ordinarla, sarà un algoritmo a farlo per noi.

Strategie di fidelizzazione del cliente in negozio

Attivare un sistema di fidelity card per una piccola attività sarebbe costoso e complicato, e probabilmente non darebbe i risultati attesi, meglio quindi affidarsi ad altri strumenti, primo tra tutti il web che è gratis, o comunque a basso costo.
Sostanzialmente abbiamo tre modalità per fidelizzare i nostri clienti e queste sono:

  • Il numero di telefono mobile
  • L’indirizzo email
  • I social network

Raccolta delle informazioni e consenso all’utilizzo dei dati personali

Il metodo più semplice per raccogliere i dati di contatto dei clienti consiste nel chiederli direttamente al cliente facendogli compilare una cartolina.
Quest’ultima dovrà essere di buona fattura e curata nella grafica, e i dati richiesti essenziali. Nome, cognome, cellulare, email e cap sono più che sufficienti per il nostro scopo, età e genere li possiamo dedurre ed aggiungere noi in un secondo momento se siamo un piccolo negozio. Sulla cartolina dovrà essere riportato in modo chiaro il motivo per la quale si richiede la compilazione e che dovrà sempre essere a favore del cliente (buoni sconti personalizzati, offerte esclusive, novità, ecc.).
Il tempo richiesto per compilarla non dovrà essere superiore ai 25-30 secondi ed è importante proporre al cliente di farlo prima di iniziare a battere lo scontrino in modo da evitare scuse (non ho tempo, sono di fretta, lo farò la prossima volta, ecc.). In questo modo il cliente riempirà l’attesa e ci rilascerà più volentieri le sue informazioni personali.

Come utilizzare il numero mobile del cliente

Oggi, grazie alla diffusione della messaggeria istantanea, abbiamo due possibilità di contattare il cliente una volta che otteniamo il suo numero di cellulare, via WhatsApp oppure tramite l’invio del classico sms.
Ricerche effettuate in questo campo hanno rilevato che gli utenti ritengono l’sms più affidabile e che la comunicazione tramite questo protocollo viene percepita come istituzionale, mentre la seconda meno “seria” e più ludica. Tutto questo è confermato dal fatto che l’sms ha un tasso di apertura del 98%!
A parte queste considerazioni, ritengo che molto dipenda da l nostro target, se variegato e “maturo” meglio optare per l’invio di sms, più “rigidi” nella lunghezza del messaggio e negli allegati ma più efficaci, se invece abbiamo una clientela tendente al “giovane” il messaggio WhatsApp verrà sicuramente apprezzato e questo ci darà la possibilità di giocare con allegati multimediali per arricchirlo e renderlo maggiormente efficace.

Invio tramite sms

Per inviare sms in modo facile possiamo utilizzare delle piattaforme di invio di sms che permettono, tra le altre cose, di programmare l’invio del messaggio, personalizzare il mittente, ricevere una notifica di lettura, leggere statistiche, ecc.
Il principale vantaggio di questo tipo di servizio è che tutto avviene da pc e che quindi non abbiamo la limitazione dello schermo e della tastiera del nostro smartphone che alla lunga potrebbe diventare un grosso limite.

Invio tramite WhatsApp

WhatsApp è il sistema di messaggistica istantaneo più diffuso al mondo, non è certo il migliore (Telegram lo batte alla grande), ma è installato in praticamente tutti gli smartphone, almeno in Italia.
I vantaggi principali di questa piattaforma di messaggistica sono:

  • E’ molto diffuso
  • E’ gratuito
  • Permette l’invio di qualsiasi tipi di file multimediale

Inoltre WhatsApp si può utilizzare da computer attraverso la versione web oppure scaricando il software disponibile per Mac e pc. Queste versioni di Whatsapp, pur essendo molto comode, hanno lo svantaggio di essere comunque dipendenti dal nostro smartphone, che deve essere collegato (tramite rete 3G o Wifi) al nostro computer poter per funzionare.

Tipo e frequenza dei messaggi

Qui è il buon senso che la fa da padrone. Dobbiamo cercare di metterci nei panni dei nostri clienti e creare una programmazione che non sia percepita come fastidiosa e pressante. Un messaggio ogni due settimane potrebbe già essere un buon compromesso, a patto che sia veramente utile e vantaggioso per il cliente. Un buono sconto personalizzato, la comunicazione dell’inizio dei saldi con sconti dedicate agli iscritti alla lista, l’arrivo di un nuovo prodotto tanto atteso, ecc. Devono essere questi i messaggi da inviare se non vogliamo vedere la nostra lista assottigliarsi ad ogni invio.

Come utilizzare l’indirizzo email del cliente

La newsletter non è ancora morta, anzi gode di buona salute. Un messaggio promozionale, quando ben realizzato, ha ancora tassi di apertura interessanti, ben più alti di qualsiasi campagna di advertising realizzata utilizzando piattaforme pubblicitarie come Google Adwords o Facebook Ads. Quindi una buona lista di email ha un valore importante, anche se costa tempo e impegno ottenerla.

Tipo e frequenza di newsletter

Anche in questo caso i messaggi inviati non dovrebbero essere mai troppo ravvicinati tra loro e di poco valore percepito per il cliente. Raccomandabile che ogni mail inviata sia personalizzata con il nome del cliente e che il suo contenuto sia veramente di interesse. Sconti dedicati agli iscritti alla newsletter, pre saldi solo per i clienti, offerte, ecc. possono essere gli argomenti da comunicare tramite questo mezzo. Eventuali comunicazioni di servizio come aperture straordinarie, chiusure, cambio orari, ecc. possono essere aggiunti al messaggio principale ma non dovrebbero essere mai l’argomento della newsletter.

Gli strumenti per l’invio della newsletter

Gli strumenti per inviare newsletter alla nostra clientela sono tanti, tra tutti citerò il conosciuto Mailchimp. Questa piattaforma permette di inviare gratuitamente fino a 12.000 mail al mese a 2000 iscritti, numeri più che sufficienti per testare lo strumento. I clienti possono essere suddivisi per liste a seconda della tipologia di cliente. Nel caso di un negozio di abbigliamento potremmo suddividere per genere ed età ad esempio, mentre per un negozio di articoli sportivi segmenteremo per tipo di sport praticato. Un semplice editor “drag&drop” ci supporta nella realizzazione grafica della newsletter, ma possiamo utilizzare anche alcuni template gratuiti già preimpostati. A proposito di grafica c’è da dire che, se non siamo molto creativi, forse ci conviene optare per delle newsletter testuali che, se ben studiate nei contenuti, sortiscono lo stesso effetto di una buona newsletter realizzata in modalità grafica.
Da evitare assolutamente l’invio della newsletter da client di posta (programmi come Thunderbird, Outlook, Mail, Gmail, ecc.) con il classico ccn o, peggio ancora cc, come mi è capitato di vedere spesso. Inviare massivamente dal proprio client di posta significa incorrere in problemi con il proprio provider (gestore del dominio e della mail), senza contare poi che il nostro messaggio andrà a finire inesorabilmente nella cartella della posta indesiderata del nostro cliente e che quindi non potrà leggere la nostra newsletter.

Come utilizzare i social network

Idolatrati da tutti, oggi i social network non hanno più l’efficacia di un tempo. In particolare Facebook ha ridotto piano piano la sua portata e ora, con i cambi continui di algoritmo e l’accesso alla piattaforma pubblicitaria ormai alla portata di tutti, hanno aumentato il “rumore” all’interno dei social riducendo pesantemente l’efficacia delle campagne pubblicitarie. Proprio in questi giorni il ceo di Facebook, Mark  Zuckerberg, ha annunciato nuovi cambiamenti che dovrebbero fare un po’ di selezione tra gli inserzionisti della piattaforma e migliorare la qualità delle informazioni che gli utenti visualizzano nella loro bacheca.
Ciò non toglie che Facebook sia il social più popolare in assoluto e che oltre il 95% degli italiani che si collegano a internet abbiano un profilo Facebook.
Una buona campagna di “reclutamento” di nuovi fans inizia invitando i nostri amici a mettere mi piace sulla nostra pagina Facebook aziendale, oltre che promuovendola attraverso i canali di comunicazione che utilizziamo abitualmente. Un collegamento alla pagina Facebook aziendale dovrebbe essere sempre presente sul sito web, sulla firma delle email e su tutta la comunicazione stampata (biglietti da visita, brochure, carta intestata, fatture, pubblicità, ecc.). Inoltre, se si hanno una o più sedi aperte al pubblico, sarebbe buona cosa creare uno stampato da esporre in bella vista, magari con qr-code, dove si invita a mettere mi piace sulla nostra pagina.

Conclusioni

Quelli sopra citati sono solo spunti e idee per fidelizzare la propria clientela. L’argomento è così vasto che richiederebbe un post o addirittura un libro per ogni singolo canale di comunicazione citato. Fantasia e buon senso possono fare molto nel momento in cui prendiamo coscienza che fidelizzare significa aprire un canale di comunicazione con i nostri clienti.
Ricordiamoci però che la costanza paga sempre e che alla lunga il data base creato potrebbe fare una differenza notevole per il buon proseguimento della nostra attività se lo sapremo usare bene.

Filed Under: Marketing locale, Web marketing

Piccolo commerciante contro grandi catene di negozi

20 Febbraio 2018 By Roberto Pellizzari Leave a Comment

Oggi più che mai il futuro del commercio al dettaglio si gioca a colpi di strategie di marketing e in questo, a trarne beneficio, sono senza dubbio le grandi realtà commerciali, che con la loro presenza capillare sul territorio, le costose campagne pubblicitarie sui mezzi di comunicazione, e una sempre maggiore presenza online, rendono la vita sempre più difficile al negozio indipendente.

Piccolo commerciante contro grandi catene di negozi

Queste grandi realtà dispongono di un ufficio marketing che attua strategie che poi vengono applicate mettendo in campo specialisti di ogni settore. Le campagne vengono seguite, analizzate e corrette a seconda dell’andamento e dell’avvicinamento o meno all’obiettivo fissato in fase di definizione della strategia.
Art director, designer, web marketer, web designer, ecommerce specialist, specialisti seo e sem, social media manager, ecc. scendono in campo per sfruttare al meglio le potenzialità dei canali scelti per comunicare con il pubblico target dell’azienda. Come può fare quindi il gestore di una piccola attività commerciale per riuscire a lottare ad armi pari con aziende così strutturate e potenti?
Come prima cosa deve innanzitutto vincere la paura dell’online che molti gestori di attività locali hanno e capirne a fondo le vere potenzialità leggendo, informandosi o comunque facendosi consigliare o guidare da persone esperte di questo settore.
La seconda cosa da fare è applicare con costanza tecniche di fidelizzazione della propria clientela in modo da poterla raggiungere quando questa non è nel negozio e poterla così invitare a tornare.

Non avere paura del web e vederlo come un alleato

Non serve essere un esperto di web marketing per utilizzare internet a proprio favore. Le regole di base per sfruttarlo al meglio non sono molte alla fine, e la maggior parte di queste possono essere messe in atto da chiunque abbia voglia e costanza per applicarle. In rete abbondano le informazioni su strategie, tecniche  e strumenti di web marketing, al punto tale che questa grande mole di informazioni può rendere complicato orientarsi.
E’ infatti difficile trovare una guida che dia indicazioni precise su come muoversi online e dove focalizzare la propria attenzione per ottenere risultati.
A tale proposito ti propongo un libro che ho scritto proprio per orientare i titolari di attività commerciali, dove spiego le 10 chiavi pratiche da applicare per trovare nuovi clienti e fidelizzarli. Le tecniche proposte sono alla portata di tutti e se applicate con costanza possono portare risultati fin da subito ad un’attività. Il libro è disponibile in versione ebook e cartaceo.

Fidelizzare, il mantra del commerciante

Internet e la diffusione dello smartphone hanno portato con se tanti cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e un grande vantaggio per le attività commerciali, perché oggi hanno la possibilità di poter comunicare con lui anche quando questi non si trova fisicamente nel negozio.
Sms, mail, WhatsApp, Messenger, Facebook, Instagram, App e messaggi push, ecc. questi ed altri sono i modi per comunicare direttamente con il nostro cliente per avvisarlo che ci sono novità, offerte, sconti e invitarlo a venirci a trovare.
La fidelizzazione del cliente non si ottiene da un giorno all’altro, è un processo lento che premia la costanza e in cui bisogna credere anche quando i risultati non arrivano. Ma, se ben realizzato, alla fine diventa una grande risorsa che può perfino decidere le sorti di un’attività commerciale.

Conclusioni

Il futuro delle attività commerciali è nelle mani di chi le gestisce. Pensare di attendere che le cose cambino e tornino ad essere come prima è inutile e pericoloso. La tecnologia negli ultimi vent’anni ha cambiato profondamente il processo di acquisto del consumatore e molte realtà, anche importanti, non sono riuscite a rimanere al passo. E’ una sfida difficile quella che il commercio tradizionale deve affrontare, ma è anche una grande opportunità che va sfruttata al meglio.

Filed Under: Marketing locale, Web marketing

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