L’11 Marzo 2020, un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha sancito, come misura di prevenzione del virus conosciuto come Covid-19, la chiusura di tutte le attività commerciali e produttive della nazione non indispensabili a combattere la pandemia.
Dall’oggi al domani, decine di migliaia di negozi, bar, ristoranti, professionisti, artigiani e commercianti, hanno abbassato la serranda e non le hanno più rialzata, almeno fino ad oggi (22/04/2020 n.d.r.).
Piccole aziende, che contavano per il sostentamento delle loro famiglie sul reddito di queste attività, all’improvviso si sono trovate senza più nessuna entrata.
Il decreto ha avuto conseguenze anche sulla vita dei cittadini (consumatori), che si sono ritrovati da un giorno all’altro, ad essere limitati negli spostamenti e a dover quindi cambiare completamente la loro routine quotidiana, anche per quanto riguarda consumi e modalità di acquisto. Non è da escludere che l’emergenza, e quindi la necessità, abbia spinto consumatori, che prima di allora non erano propensi ad acquistare online, a fare questo passo, e che due mesi di limitazioni abbiano consolidato l’abitudine di acquistare prodotti di prima necessità, ma anche superflui, utilizzando questo per loro nuovo canale di acquisto.
Questo sconvolgimento ha portato però dei benefici per alcune tipologie di attività, e nella fattispecie a tutte quelle realtà commerciali, grandi e piccole, che avevano già avviato dei canali di vendita online di vendita per i loro prodotti e servizi.
A testimoniare questo cambio di tendenza un dato interessante, e cioè l’aumento, tra l’ultima settimana di Febbraio e la prima di Marzo, degli ordini online pari ad un +80%.
Anche il settore del delivery, cioè la consegna presso il domicilio del cliente, ha subito un forte incremento. L’impossibilità di spostarsi dal proprio domicilio e l’abitudine del consumatore a consumare un certo tipo di cibi, lo ha infatti spinto a beneficiare con maggiore frequenza di servizi offerti direttamente dal produttore o da realtà specializzate nel delivery, come ad esempio Just Eat, Deliveroo, Glovo ecc. Proprio Deliveroo ha recentemente comunicato che, dall’inizio dell’emergenza, si sono aggiunti al suo servizio di consegne a domicilio, circa il 40% di ristornati in più, dato interessante questo, che lascia intendere la voglia e la necessità, di ristoranti, bar, pasticcerie e altre attività, di tornare quanto prima ad una situazione di normalità.
Ma quale futuro ci aspetta una volta passata l’emergenza covid 19?
Quello che ci aspetta è senza dubbio un futuro incerto. I tempi per la ripresa, che sarà sicuramente lunga e difficile, non sono certi. Le proposte che fino ad ora sono state messe sul tavolo, sono quelle di iniziare ad aprire un po’ alla volta le diverse attività commerciali, ma con nuove regole e accorgimenti mai sperimentati fino ad ora.
Ingressi contingentati, prenotazioni praticamente obbligatorie per ogni tipo di servizio, delimitazioni di spazi per gli ambienti dedicati alla ristorazione, varchi con dispositivi per la misurazione della temperatura corporea all’ingresso dei punti vendita e chissà quali altre regole con le quali i titolari di attività commerciali e clienti, dovranno sicuramente convivere per molti mesi.
Tutti questi accorgimenti che sicuramente possono sembrare e sono, all’occhio del cliente, una limitazione della propria libertà, potrebbero trasformarsi in un deterrente per far tornare il consumatore ad usufruire dei servizi delle attività commerciali come succedeva prima della pandemia.
Di conseguenza si può prevedere quindi che l’acquisto a distanza (e commerce), il delivery e altri modalità come ad esempio il personal assistant via Skype o Whatsapp, continueranno ad avere per le attività commerciali un ruolo importante per la loro sopravvivenza anche nei mesi a venire.
Cosa fare quindi se si ha una piccola attività locale?
Innanzitutto andrà presa finalmente molto seriamente, la presenza sul web dell’attività.
Il coronavirus ha definitivamente messo fine all’epoca dei siti realizzati dal nipote smanettone, la gestione dei social affidata alla figlia studentessa che, con tanta buona volontà, li gestisce come e quanto può, basta infine alle strategie di marketing scelte con la sfera di cristallo o a “sensazione”.
Da oggi, se si vuole uscire da questa profonda crisi, peggiore anche di quella del 2008, è necessario affidarsi a professionisti, persone serie e fidate che sono in grado di accompagnare e guidare l’azienda all’obiettivo finale, cioè consolidare i vecchi clienti, trovarne di nuovi e fidelizzarli.
Più che su nuovi strumenti sarà necessario ottimizzare quelli che già si dovrebbero avere.
Il kit di marketing online minimo per un’attività commerciale locale dovrebbe essere il seguente:
- Sito web ottimizzato per il local seo
- Scheda Google My Business ottimizzata e gestita
- Pagina Facebook ed eventualmente profilo Instagram
- Gestione della piattaforma pubblicitaria Facebook Ads
Per alcune realtà potrebbe essere necessario aggiungere anche delle campagne pubblicitarie su Google Ads (annunci di Google), l’utilizzo strategico di Whatsapp, attivazione di piattaforme di invio newsletter, ecc.
Tutte queste attività di marketing digitale possono essere esternalizzate completamente oppure, dopo un percorso di avvio e formazione, essere gestite internamente in autonomia e verificate puntualmente con un l’aiuto di un consulente che possa dare le giuste indicazioni sul buon proseguimento dell’attività.
Se questo articolo ti è piaciuto e sei interessato ad una consulenza gratuita sulla tua attività locale, compila il form di seguito e sarai ricontattato.


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